Pagina:Bettini - Guida di Castiglione dei Pepoli, Prato, Vestri, 1909.djvu/21

Da Wikisource.

— 13 —

M. Gatta, tra il Brasimone ed il Sètta, risente delle correnti, che dalle Alpi, traversando la pianura eridanica, s’avvicendano con quelle degli Appennini. Sembra, in estate, e, specialmente, sulla sera, d’essere sulle rive del mare e di goderne le brezze refrigeranti. Ma, qui, siamo immuni dal calore soverchio, che, anche sulle spiaggie marine, talora divien soffocante, nel corso del giorno.

Oltre a ciò, qui, la nebbia, la terribile nebbia montana, che, in alcuni luoghi, pur bellissimi è tanto tediosa, può dirsi, non si conosca1. I venti, per i canali che lor natura assegnò, del Sètta, del Brasimone, del Gambellato servono a sgombrarla.

Il terreno, per quanto permette la sua positura, è assai propizio alle piante di alto fusto, cedue e fruttifere: vi giganteggiano gli abeti, i faggi, i castagni — che forniscono la maggior derrata in questi luoghi — le querci, i ciliegi, i meli, i peri, i prugni. Oh, quanto vantaggio ritrarrebbero i nostri buoni montanari, ove intendessero l’acume del loro intelletto, oltrechè alla cultura delle piante cedue, anche a quella delle fruttifere! Gli stranieri, la Svizzera specialmente, ci danno, in quanto a questo, come intorno a moltissime altre cose, esempi degni di essere imitati.

Anche in pascoli e cereali è assai abbondante il


  1. Ricordati, lettor, se mai nell’Alpe
         Ti colse nebbia, per la qual vedessi
         Non altrimenti, che per pelle, talpe.
                        DantePurgatorio XVII.