Pagina:Bettini - Guida di Castiglione dei Pepoli, Prato, Vestri, 1909.djvu/90

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In prospettiva del paese su un bel colle isolato si elevava imponente e leggiadro, a guardia della vallata, il forte di S. Giusto: è una delle più belle posizioni sul Brasimone. La vendetta dei Bolognesi, equa vendetta, lo dirupò nel 1317.

Civitella, l’Oppidulum, che dette il nome alla vetusta Badia sul Sètta, presenta anche adesso i suoi ruderi, e mostra di non essere stata l’ultima, per la solidità della costruzione, delle munizioni di guerra di quest’Appennino.

La ròcca di Bruscolo, già ceduta, per riconoscenza, a Taddeo Pepoli dalla Repubblica fiorentina, torreggiava sulla destra del Sètta; e Sparvo sulla sinistra di questo, e il Castello di Baragazza, o Piazza Padella, sullo sprone accentuato, del contrafforte, che divide il Sètta stesso dal Gambellato.

Le roccie del Cigno aveano la loro torre; l’avèa Creda: si può dire che questi nostri paesi fossero sempre in procinto di combattere, in periglio di guerra.

Quante ricchezze inutilmente disperse e che avrebbero potuto con vantaggio adoperarsi a dissodar le terre, a raffoltir le foreste, a preparare gli ampi pascoli, a favorir l’agricoltura; o fornire almeno le armi, gli armati, il nerbo della difesa contro gli stranieri, cui ormai la penisola era divenuta campo aperto per ogni cupidigia!

Questi vecchi ruderi dei tempi feudali non rappresentano la forza del diritto, ma il diritto della forza: sono le colonne miliarie colle quali si affermò la prepotenza degli invasori, che anche, per isventura,