Pagina:Bettini - La stazione estiva di Montepiano, Firenze, Minorenni corrigendi, 1897.djvu/73

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giacchè anch’io, come Verniotto, desiderava vittoria. Ma l’uomo propone e Dio dispone....

«Solo dirò che tal condanna fu una potente ingiustizia ed un atto impolitico, degno piuttosto di giudici ostrogoti, che di giudici toscani.

«.... Dalla galera dell’artista, Giugno 1821, Bartolini.»

Dal sangue Verniotto ripeteva la natura sua rubesta, ma schietta. Non amando egli seguire l’arte paterna, dopo varie vicende, potè allogarsi in una officina a Firenze ove lavoravasi in alabastro. A non lungo andare sorpassò tutti i compagni e ricercatosi recò a Volterra, sede principale dei lavori in alabastro e ricchissima di tal minerale. Come Michelangelo, Lorenzo era pronto all’ira: venne ad aspre parole col proprio maestro e dovette tornarsene a Firenze. Era il tempo della prima invasione Francese in Italia (1797), e avendo sentito che a Parigi volevasi instaurare una lavorazione d’alabastri, vi si recò con pochi denari e molte speranze. Menò ivi sul principio una vita di stenti, ma poi, superate innumerevoli difficoltà, riuscì a conseguire il 2º premio di scultura con un bassorilievo rappresentante Cleobi e Bitone, il quale rese illustre in breve volger di tempo il suo nome e gli procacciò potenti protettori, fra i quali il Direttore generale dei Musei, Denon, e Regnault De Saint-Jean d’Angely. Il primo gli affidò uno dei bassorilievi della colonna di piazza Vendôme, nonchè il busto di Napoleone, collocato da poi sopra la porta d’ingresso dell’Istituto. L’imperatore stesso prese a stimare il Bartolini e lo mandò nel 1808 a Carrara per fondarvi una scuola di scultura, della quale rimase a capo fino alla caduta dell’Impero. Assalito nella propria casa dai carraresi insorti, come partigiano di Napoleone, il Bartolini fu costretto a porsi