Pagina:Bianca Laura Saibante - Discorsi, e lettere, Venezia 1781.djvu/48

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civili conversazioni più ch’io non soglio, sa dimostrare, con quanta lestezza provvede alla cura delle domestiche faccende, e nello stesso tempo a que’ civili uffizj, e leciti passatempi che a lei s’aspettano, attende. Nè questo mi negherete voi essere un accoppiar l’utile al dolce, un saper distribuire l’ore della giornata, in somma essere una vita vantaggiosa, e dilettevole; ed io la stimo, e pregio; ma sono come coloro, che dopo aver lodato il vago monte, Salga chi vuole all’onorate cime, dicono, che noi ci attenghiamo all’amena pianura. Qui non ha luogo la detrazione, l’invidia; qui non regnano le perturbazioni dell’animo, le discordie; qui ha fede l’amicizia, la pace: in una sola parola qui veggo rifiorire il cotanto decantato secolo d’oro; e quantunque a taluno io sembri quasi vivere segregata dal consorzio umano, pure godo quant’altre mai della conversazione di coloro, che gentilmente onorandomi di lor visite, nello stesso tempo mi somministrano largo campo, onde apprendere di giorno in giorno novelle cose. Intanto mi sia lecito, Mentore dottissimo, di conchiudere, che obbligo indispensabile corre ad una Madre di famiglia di vivere ritirata, di attendere alle casalinghe cure, di non gettare il tempo in vane cose, d’impiegar la femminil sua mano in que’ lavorieri, che secondo il grado della sua nascita a lei s’attengono, e finalmente di meritarsi l’onore, e stabilirsi la base del proprio decoro unicamente col mezzo del retto e saggio suo operare, tanto presso della sua cara Metà, come appo


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