Pagina:Bianca Laura Saibante - Discorsi, e lettere, Venezia 1781.djvu/64

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massima da loro generalmente stabilita di non lasciarci sapere, non dirò ogni cosa, che nol dobbiamo esigere, ma una gran parte di quanto tutto giorno loro accade. Ma se questa curiosità non avesse che un solo aspetto, io vi confesso dal canto mio, che non getterei neppure una parola per tema di non farmi scorgere da voi, che troppo accorto, e buon intenditore siete, non che sincero Amico. Ora curiosità ragionevole, e perciò degna di lode chiameremo noi quella, che non passa i confini dell’onesto, cioè quella che ci mena in traccia di nuovi scoprimenti al buon regolamento dell’animo, e delle facoltà tendenti. All’opposto viziosa appelleremo noi quella curiosità, che va in cerca di minuzie, e di fatti altrui, ed a nulla è più atta, che a partorire distrazioni, capricci, maldicenze, e per fine dissensioni. Valoroso Mentore, ancor mi suona all’orecchio, una batosta di parole fattemi, non è guari, da certi allegri Signorini, perchè io confessassi la propria colpa là in su due piedi; ma io che non m’arrendo così alla badalona, Amici, senza più, dissi loro, al tavolino vi voglio, e chi ne ha più delle ragioni, più ne mostri, ch’io m’ingegnerò intanto a farvi mutar di colore, e d’opinione. Ma lasciamo le baje, che a nulla giovano, e venghiamo al quia. Le Donne per disposizione de’ nostri primi padri furono sino dal bel principio, siccome tutt’ora il sono, legate, o vogliam dire educate in modo particolare, rispetto al loro contegno sì di vivere che di praticare; per la qual cosa non è lecito ad esse di fare


ciò,