Pagina:Bianca Laura Saibante - Discorsi, e lettere, Venezia 1781.djvu/75

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oltre i lucidi epesanti; e credetti di usare un atto magnanimo di moderazione. È vero che le Regine stesse e l’altre Donne di Salomone pregiavano quasi più che le gemme e l’auro i bei spontanei fiori; e quanto erano allora in pregio i fiori si scorge dalle vive descrizioni, dalle comparazioni, dalle immagini, che il Sapientissimo stesso prende dai fiori: e poi non si diè egli la pena di tessere un intero libro dall’isopo fino al cedro, al cipresso? Libro pieno di maravigliosa sapienza, ch’esauriva la storia dell’erbe e dei fiori, a noi da maligna sorte involato. Gli esempj stessi, che voi ricordate, di quegli Empj, che givan gridando, Coronemus nos rosis, benchè parlino di metaforiche rose, appagano tuttavia l’opinion di Teocrito, che portassero fiori in capo gli uomini stessi, perchè non avria presa la similitudine da cosa, che mai non fosse caduta sotto i lor occhi. Ma a me piace di giustificare la nostra propensione coll’autorità della Sacra Sposa de’ Cantici: e quanto non era vaga la sacra Amante dei fiori, quanto non parla di fiori? volea non solo essere coronata di fiori, ma stesa sui fiori, ma tutta cinta di poma, e fiori: Fulcite me floribus, stipate me malis. Dunque si amino pure da noi i fiori, che sono il vero simbolo degli innocenti piaceri: s’imiti pure da noi la Sacra Sposa, che tutta candida e bella apparve agli occhi dello Sposo Divino. Vi reco sacri passi, perchè so quanto la sacra erudizione vi piaccia. E scorrendo altri punti, perchè ci recate in campo, Amica, le villereccie donne? noi imitare la rustica


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