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SONETTO


O Tu, che ne’ superni aurati scanni
     Siedi immortal Signor onnipossente,
     Scrutator della gioja e degli affanni
     Che tien celati in sen la mortal gente;

Deh! ora non voler ne’ miei verd’anni,
     Che, oppressa da malor rio e cocente,
     Per crudel Morte armata agli altrui danni,
     Al tetro regno i’ passi egra e dolente.

Là u’ stanno l’alme in sempiterni pianti,
     Cinte da quell’orrendo lago bruno,
     Non c’è, tu sai, chi più ’l tuo Nome canti;

Nè mai tra’ morti spirti sorse alcuno,
     Ch’alto magnificasse ne’ tuoi Santi
     Te, ch’io confesso umíle e Trino ed Uno.