Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/139

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capo viii. 131

dove veniva riputato Aristotele il più saldo puntello della fede, benchè negasse l’immortalità dell’anima e la vita futura, era giusto che fosse sospettato eretico chi non voleva ammettere la psicologia di quel filosofo.

(1601). Ma Frà Paolo, ignorando forse le cagioni occulte di quella esclusiva e incoraggito nuovamente da’ patrizi suoi amici, vacando la sede di Nona, altro piccolo vescovado in Dalmazia suffraganeo a Spalatro, con ventotto parecchie, si diresse tuttavia al Collegio con una supplica del 17 ottobre 1601, del tenore seguente:

«Serenissimo principe, illustrissimi ed eccellentissimi Signori.

«Piacque alla Serenità Vostra ed alle Signorie vostre eccellentissime l’anno passato, essendo venuta la vacanza del vescovato di Caorle, accettare una mia supplicazione e far annotare lettere in raccomandazione di me Frà Paolo de’ Servi di Venezia all’Illustrissimo signor ambasciatore in Roma per farmi ottenere quel carico, e se non si interponeva il rispetto di Monsignor Reverendissimo Nuncio di Sua Santità che lo volle procurare al suo confessore, io sarei stato graziato per la somma benignità della Serenità Vostra, la quale essendo io sicuro che conservi la stessa graziosa disposizione verso di me, essendo ora venuta la vacanza del vescovato di Nona, sono ritornato a supplicarla di abbracciare in questa occasione la persona mia, favorendomi della sua raccomandazione presso l’illustrissimo ambasciatore suo. Il che desidero non per altra causa che per aver tempo