Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/15

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capo i. 7

cato a stampa il programma, siccome era l’uso, sfidò altri ad impugnarle. La disputa ebbe luogo nella solita chiesa di San Barnaba: vi assistevano il duca Guglielmo Gonzaga, monsignor Gregorio Boldrino vescovo di Mantova, e più altri personaggi cospicui, secolari o ecclesiastici; e fu tanto l’applauso con cui fu udito quel teologo imberbe, sì pel numero e l’ardita scelta delle tesi superiori alla sua età, sì per la erudizione, o pel metodo con cui le difese, che i suoi superiori gli assegnarono una provvisione annua di sei scudi (36 franchi di Francia, e a ragguaglio di valori colle derrate, più del doppio) per provvedersi di libri; il duca il volle ad ogni modo per suo teologo, e il vescovo non esitò a fidargli la cattedra di teologia positiva colla lettorìa de’ casi di coscienza e de’ sacri canoni: nell’adempire ai quali impieghi fu tanta la meraviglia destata dal suo sapere in così tenera gionentù (18 anni), che ne restò lunga memoria, e divenne volgare il dettato: Non verrà mai più un Frà Paolo.

Tanti onori in età così precoce, e spesse volte così infausti agli ingegni, non lo inebriarono; allo incontro profittando dell’ozio di cui godette per quattro anni alla corte dei Gonzaga e dei comodi che gli offrivano la sua situazione e il concorso di assai dotte persone, si occupò indefesso ad ogni genere di studi. La erudizione ecclesiastica non essendo perfetta disgiunta dalle lingue antiche, volle impossessarsi a fondo della greca ed ebraica, e della caldea; nelle quali, massime nelle due prime, divenne peritissimo e salì in fama del più dotto orientalista che vivesse a’ suoi tempi nella Italia orientale.