Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/162

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154 capo ix.

tropolitano ad un altro era violazione de’ canoni. Ma per le cose che ho narrate di sopra i papi cominciarono ad allargare le mani e ad arrogarsi una autorità al di là dei termini concessi dalle leggi ecclesiastiche. I vescovi d’Occidente che abitavano i regni barbari, talvolta per ignoranza e tal altra per aggiugner peso a ciò che intendevano fare, solevano spesso consultarsi col vescovo di Roma, che appo gli idioti popoli aveva fama di celeste oracolo; ma ciò che i papi davano prima per consiglio, assunse poco poco aria di comando, e quella che era una dependenza volontaria divenne una necessità. Particolarmente in Francia i prelati avevano quasi continui litigi fra loro, nei quali ciascuna delle parti cercava di affortificarsi ricorrendo a Roma. I preti ancora diventarono indisciplinati, e non volendo ubbidire alla sentenza dei loro vescovi facevano ricorso al papa: abusi che moltiplicandosi stabilivano se non di diritto, almeno di fatto le appellazioni tanto detestate dalla Chiesa. Nè le cause che si portavano a Roma erano solamente ecclesiastiche, ma temporali, di laici e fin anco di principi; e negli ultimi anni del secolo X salivano già a tanto numero, e la venalità ed avarizia de’ tribunali romani era così scandalosa, che promossero i più vivi lamenti de’ vescovi francesi adunati al concilio di Reims.

Gl’imperatori di Oriente solevano regalare a titolo di onore mantelli di porpora che chiamavano pallii, in quella guisa che il Sultano de’ Turchi suole oggi regalare pelliccie. I preti che smaniano le distinzioni de’ titoli e degli abiti, fecero del pallio una