Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/206

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medesimo o per sollevare un nobile povero, o per lusingare l’orgoglio di un ricco cittadino.

È vero che i figliuoli nati da questi connubi non erano patrizi: legge necessaria, senza la quale in poche generazioni i due ordini si sarebbono confusi, ma non meno perciò tali parentele valevano a mantenere la concordia e una specie di eguaglianza. E siccome i cittadini si accasavano coi popolani, così accadeva non di rado che plebeo e patrizio, disgiunti per legge politica, si affratellassero per vincoli di sangue; la quale unione faceva in modo che la società veneziana si regolasse come una famiglia.

Precisamente i popolani non erano diversi dai cittadini, anch’essi appartenendo all’una o all’altra classe di questi e cogli stessi privilegi: la distinzione la faceva la fortuna, essendo o merciadri o artieri o barcaiuoli; cionnondimeno anche l’infima classe godeva di molti beneficii; le erano riservati tutti i piccioli impieghi subalterni; gli arsenalotti, od operai dell’arsenale, erano per diritto la guardia del doge e in certe occasioni ricevevano donativi. Il governo sopra tutto si mostrava attentissimo a prevenirne i bisogni, e darle passatempi e contentezze: i ricchi cittadini o patrizi vi contribuivano, dispensando gratuitamente case per alloggiare, mobili, abiti, vettovaglie, danari: i soli cittadini dotavano più di 1500 ragazze ogni anno, i patrizi altrettanto o più: e la plebe amava un governo dove trovava comodi ed abbondanza.

Comprendendo col nome di popolo i cittadini e la plebe, quest’ordine faceva poi una repubblica tutta sua particolare, nella quale non avevano parte