Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/207

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capo x. 199

i patrizi: ed erano le confraternite laiche, in gran numero, tra le quali sei più distinte per ricchezza si chiamavano Scuole Grandi. Tutto sotto l’inspezione del Consiglio dei Dieci, magistrati da lui dipendenti invigilavano al buon ordine e ne decidevano le liti; vi si ascrivevano i patrizi più illustri e persino gli ambasciatori; ma il governo ed amministrazione di esse era tutto popolare: tenevano adunanze, eleggevano i priori, i tesorieri, rivedevano i conti, avevano statuti, abito e stendardo proprio, e feste particolari e chiese ed oratorii: e l’affare delle confratrìe colle loro feste o sagre era pel popolo veneziano di tanta importanza, come il teatro pel popolo ateniese, e gli spettacoli circensi pel romano.

Il basso popolo era ignorante, se per istruzione intendiamo l’educazione delle scuole; ma aveva una educazione pratica, informata dalle tradizioni orali, da’ suoi divertimenti, o dalle stesse sue abitudini; quindi il volgo veneziano, come che appena sapesse leggere, era il solo in Europa che avesse una letteratura: i fasti della Repubblica, le epoche più memorabili della sua storia, le sue feste e la origine di esse, le guerre passate e le presenti, persino le sue differenze co’ potentati che fossero di qualche momento, erano dagli scrittori verseggiate in rime vernacole e tramandate alla memoria del popolo, il quale per questo mezzo era istrutto ne’ principali avvenimenti della sua patria. Nè soltanto gli aurei versi dell’Ariosto e del Tasso o quelli di Virgilio, di Orazio o di Giovenale, erano letti da lui nel suo dialetto, e ridotti alla sua intelligenza; ma anco re-