Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/211

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capo x. 203


Ciò nulla ostante seppe Venezia distinguere per tempo la Chiesa dal clero e la religione dagli interessi de’ preti. La Chiesa, ente spirituale, fuori del mondo, opera spiritualmente sulla società. Non è essenziale all’essere di lei, potendo ella esistere anco con altre religioni; ma è ricevuta per adesione volontaria e che può mutare. E però in Venezia tutte le opinioni religiose, purchè non offendessero l’ordine pubblico, e molte per pattuizioni collo Stato, erane tollerate.

Il clero poi non è che ministro e non può avere maggiori attributi di quanto importi il suo uffizio; e poichè nissuno può dare quello che non ha, la Chiesa essendo puramente spirituale non può dare a’ suoi ministri potestà temporale. I quali d’altronde, malgrado la loro professione, non cessano mai di formar parte dello Stato e di essere sudditi a tutti i doveri che esso prescrive; e ritenuto quello che è innegabile, che la Chiesa è ricevuta nello Stato per volontaria concessione, e non lo Stato è nella Chiesa, ne proviene per necessaria conseguenza che le leggi pubbliche debbono essere preferite, e le ecclesiastiche non sussistono che in forza di quelle prime, da cui possono essere anco abrogate.

È naturale che ogni culto esteriore ha bisogno di rendite per sussistere e per alimentare i suoi ministri; ma chiunque a ciò provveda, se il culto è nazionale, è certo che i suoi redditi appartengono alla comunità, e che la Chiesa sulle cose materiali non ha alcun possesso. Le donazioni se sono fatte senza riserva del donatore, sono come se fatte ad uso ed