Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/22

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14 capo i.


Dove si rese accettissimo al cardinale Carlo Borromeo che fu poi santo. Il quale tediato dalle ambizioni della corte di Roma si era portato a risiedere nel suo arcivescovato, e intendeva a riformare il suo clero trascorso ad abusi gravissimi, massime in quello che riguarda a confessionali, affidati allora come poi tra i non molti buoni a non pochi o avidi o ignorantissimi. Ed egli si valse del Sarpi adoperandolo nella confessione, sì nel convento dei Servi come in altre chiese, chiamandolo ad importanti consultazioni, invitandolo ancora a pranzare con lui. Ed è probabile che dal conversare con quel prelato che fu segretario di suo zio papa Pio IV quando ancora durava il concilio di Trento, e sotto cui terminò, e con altri uomini dotti che a lui concorrevano, abbia potuto raccogliere nuovi lumi relativi alla storia di quello.

A Milano ebbe Frà Paolo a sperimentare i primi morsi della maligna ignoranza e della invidia, che poi negli anni seguenti diventati più rabbiosi in ragione del cresciuto suo merito misero alla prova tante volte la sua fermezza e furono come tinte oscure per dar risalto al gran quadro della sua vita. Fu accusato di eresia.

Alcuni spositori della Sacra Scrittura leggendo le prime parole della Genesi: «Nel principio Iddio creò il cielo e la terra, e la terra era informe e vacua, e le tenebre sopra l’abisso, e lo spirito d’Iddio si movea sulle acque»; immaginarono di trovarvi entro la Trinità, come quel curato che nelle ombre della luna vedeva il campanile della sua parochia. Quanto al Padre e allo Spirito Santo