Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/237

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capo xi. 229

tendo, partissero. Ma a loro spiacendo la partenza impetrarono dai Dieci un decreto che la impediva sotto pena di morte, e quello mandarono a Roma.

Fra tutti gli Ordini religiosi che vivevano agiatamente a Venezia, i gesuiti non erano dei meno obbligati: avevano collegi nella capitale, a Padova, a Verona e persino in Candia, posto importante a quei Padri che in ogni stagione allo zelo di propaganda unirono molta capacità pei traffichi; perchè portando ai paesi infedeli la vera fede e le indulgenze del papa, ne riportavano in ricompensa bastimenti di mercanzie: e per loro Candia era una scala eccellente così per le conversioni come pel commercio col Levante. Introdotti in Padova nel 1546, e tre anni dopo in Venezia, in sessant’anni si erano talmente arricchiti che dagli Stati di quella Repubblica traevano una rendita annua di 100,000 scudi (600,000 franchi) o più. Cionnondimeno le presenti discordie erano in gran parte dovute ai loro intrighi, sperando essi di maneggiare a loro piacere, e darsi anco in Venezia quella ingerenza negli affari di Stato che avevano usurpata altrove, e che non avevano mai potuto conseguire colà. Per le quali cose certificarono in sulle prime il governo che non osserverebbero l’interdetto; promettendosi che avrebbero potuto meglio giovare alla causa del pontefice coll’usare le solite loro arti restando, che non coll’andarsene. Intanto facevano correre messaggi, e corrieri continui da Venezia e da Ferrara a Roma e viceversa, mandando e ricevendo avvisi. Insussurravano anco gli altri Ordini religiosi, e nella loro condotta mostravano ambiguità e doppiezze