Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/238

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230 capo xi.

molto sospettose. Il Collegio informato delle loro mene, gl’intimò che dovessero esplicitamente dichiarare quello che intendevano fare. Ridotti alle strette, risposero che non osserverebbono l’interdetto, che celebrerebbono come al solito i divini uffici; ma non la messa, che per la sua eccellenza non è compresa nell’ufficio divino. Ebbero comandamento di sgomberare. Chiamarono a furia le loro penitenti, le truffarono a denari, le corruppero con superstizioni, saccheggiarono le chiese proprie e i collegi, arsero le confessioni scritte e le regole secrete della setta, e traffugarono le più preziose robe; quattro casse ne furono trovate in casa di un mercante Franzini, sette od otto altre cassette furono staggite intanto che le sottraevano per barca: in luogo occulto del convento furono scoperti crogiuoli e fornelletti ad uso di fondere metalli. Scomparsi i calici, le patere, gli ostensorii, i doppieri, le lampane di oro o di argento, i ricchi addobbi, ai magistrati presentatisi per ricevere l’inventario non consegnarono che pochi e non molto pregevoli effetti; e le ladrerie furono così notorie, che ne provarono scandalo persino i gesuiticoli. E i gesuiti, profondi nella ipocrisia, partirono tutti con un crocifisso al collo, simulando passione di martiri, e con aria mortificata e penitente come se Cristo scappasse con loro. Ma il popolo che gli conosceva, sdegnato alle loro fraudi, poco mancò non gli ammazzasse; e convenne farli scortare da’ sbirri fra schiamazzi e fischi della plebe. Gli seguitarono i teatini, pochi in numero; i riformati di San Francesco; e i cappuccini, quei soli della capitale sedotti dai ge-