Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/250

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242 capo xii.

lito e infine talmente sbattuto che preso ad imprestito dal suo cappellano, nome, patria e grado, chiamandosi Matteo Torti sacerdote e teologo di Pavia, ed esaurita la suppellettile delle sottigliezze si sfogò colle invettive, talchè meritossi il rimprovero che fece agli altri: qui male agit odit lucem. E scopo di tutti gli odii essendo Frà Paolo, perciò contro di lui fu dai papali diretto il maggior cumulo d’ingiurie: furono calunniati i motivi per cui aspirò all’episcopato, e furono mentiti quelli per cui ne fu escluso; furono imputate a lui le lunghe discordie del suo Ordine, fomentate, dicevano, perchè ambiva il generalato; furono a colpa ricordati i ridicoli processi intentatigli da quattro o cinque frati ignoranti; fu accusato di materialismo e di propensione dichiarata all’eresia di Calvino, e di odio alla filosofia di Aristotele; fu chiamato fautore di eretici, apostata, indegno del nome di religioso, piuttosto empio che ateo; e la frenesia de’ Curiali andò tant’oltre da rimproverargli la sua nascita plebea, la qual pure aveva così poca somiglianza coll’interdetto; e infine un cattivo poeta bolognese gli sparò incontro una salva di epigrammi latini.

Ma il Sarpi senza offendersi delle altrui contumelie che non è debito d’uomo onesto di farne conto di rispondervi, senza prender di mira alcuno scrittore in particolare, e lasciata la polemica che, a forza di emetter nuove questioni, finisce a far perdere di vista la primaria, stando sul preciso suo argomento, pubblicò le Considerazioni sulle censure di Paolo V contra la repubblica di Venezia, lavoro perfetto nel suo genere, sparso di rara eru-