Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/251

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capo xii. 243

dizione e sostenuto da una dialettica incalzante, dove dopo una nitida esegesi dello stato della questione esamina a fondo il diritto che ha ogni principe di giudicare gli ecclesiastici, di assoggettarli alle sue leggi, di obbligarli a tributo, e l’obbligo negli ecclesiastici di starvi sottomessi e di contribuire: indi esamina la vera natura delle scomuniche quale sia il loro valore, e deduce i suoi argomenti dalla storia della Chiesa, dalle leggi de’ principi, e dalla autorità dei Santi Padri. Fioccarono le risposte, tra le quali non essendo da disprezzarsi quella del Bovio già accennato, Frà Paolo non avendo tempo di far replica, nè incumbenzò Frà Fulgenzio a cui somministrò i materiali e ne rivide il lavoro, così che si può dir suo.

A ragione Frà Paolo si vantava di essere stato il primo in Italia che abbia sostenuta e provata questa luminosa verità, che il clero non fu mai emancipato dalla soggezione del principe, sì solamente da quella de’ magistrati; ed essere una chimera la pretesa che le esenzioni fossero di diritto divino, mentre erano neppure un diritto umano, ma semplici concessioni che potevano dal concedente essere modificate o distrutte.

Ma poichè i Curiali battevano forte sulla validità ed importanza delle censure e sulla empietà de’ Veneziani a non osservarle, bisognò venire ad opera la più ardita che fino a quei tempi si fosse ancora intrapresa. Alle scomuniche papali si era sino allora opposto o l’appellazione di un papa ad altro papa meglio informato, o dal papa al concilio, o proteste, o la forza, senza che alcuno si ardisse mai