Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/268

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260 capo xii.

era un pretesto per intimidire Frà Paolo, o almeno renderlo odioso, privarlo della confidenza del governo, farlo sospetto ai deboli, ingenerar scrupoli ne’ superstiziosi e obbligare lui medesimo a desistere. E considerando la diserzione di lui come il bellissimo e più compiuto trionfo a cui potessero aspirare, misero in moto tutte le macchine per allucinarlo. Fu spedito a Venezia a bella posta un Olandese il quale frequentando la casa dei Secchini, dove, come ho detto, andava Frà Paolo, aveva incumbenza di spiarlo e tentarlo sotto mano; il Padre Ferrari, generale dei Serviti, ricevette amplissime facoltà; furono adoperati gli emissari del nunzio restati a Venezia; gli fu fatto scrivere da varii, principalmente dal cardinal d’Ascoli; e infine andando Francesco de Castro a Venezia ambasciatore straordinario del re di Spagna, gli fu attaccato dietro un codazzo di preti di cui alcuni erano incaricati di trattare secretamente col Sarpi: mitre, cappelli rossi, onori, promesse, speranze, nulla fu pretermesso. Ma la Curia aveva a fare con uomo tenacissimo, disinteressato, e non meno scaltro. Per quante astuzie adoperassero, e i preti ne sanno molte, lo trovarono sempre irremovibile. Sola risposta ch’egli dava era questa: Difendo una causa giusta.