Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/295

Da Wikisource.

capo xiv. 287

Omousios e gli altri Omiusios. A sentire i teologi vi era un gran momento in quell’I sostituto ad un O; ma gli storici contemporanei ci accertano che fu una guerra di parole; e quand’anco non fosse, non v’ha dubbio che i mali grandissimi cagionati da quella infelice contesa soperchiarono di gran lunga il male che poteva produrre una opinione accademica di un prete o di un vescovo. Lo stesso può dirsi delle altre contese teologiche de’ Nestoriani, e Monofisiti, e Monoteliti, e Patripassiani ed altri, nelle quali le arguzie di un ingegno cavillatore erano combattute o difese con incredibile caparbietà: si disputava se Cristo doveva dirsi simile od uguale al padre, se aveva due nature od una sola, se aveva una o due volontà, se la madre di Cristo era anco madre di Dio, se invece di dire Cristo ha patito in croce, si poteva dire uno della Trinità ha patito in croce; nelle quali sottigliezze furono così assidui i Greci, che appena sopita una lite ne suscitavano un’altra, e quando i Turchi presero Costantinopoli, invece di difendere la patria, disputavano se la luce apparsa sul monte Tabor era creata o increata.

Il partito che vinceva riduceva i suoi punti di dottrina ad assiomi teologici, ed obbligava gli altri a crederli tali sotto pena di eresia; e fra tanto la teologia divenne incerta, vacillante, sofistica, e divenne eretico non solo chi negava una verità fondamentale, ma chi si opponeva alle opinioni di una scuola. Per trovare sillogismi da confondere gli avversi fu studiato Aristotele, e da qui comincia quella capziosa teologia scolastica che intenebrò la semplicità dell’Evangelio di tante suttilità metafisiche a cui gli apostoli non avrebbono sognato mai.