Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/296

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288 capo xiv.


È vulgarissima l’accusa che la filosofia e i filosofi sono i nemici della religione; eppure tutte le eresie e tutti gli scismi che si contano a centinaia, tutte le superstizioni che sono innumerevoli, gli scandali, le sedizioni, le discordie infinite della Chiesa furono esclusivamente causate dai teologi; gli scolastici corruppero le più pure fonti della religione, i canonisti turbarono ogni ordine sociale, e la morale pubblica non fu mai tanto contaminata quanto dai casuisti, i quali, diceva il profondo Gravina, hanno fatto essi soli più danno alla Chiesa che non tutti gli eretici insieme. La storia ecclesiastica contiene il corpo del delitto e gl’irrefragabili testimoni di quanto io qui asserisco: è una narrazione non mai interrotta di gare fra’ preti, dove pochi esempi di vera e soda virtù vanno smarriti in una voragine di vizi e di errori, e di prove sfrenate dell’avarizia, dell’ambizione e dell’umano orgoglio: il che fece dire al Persiano di Montesquieu: Ho letto la storia ecclesiastica per edificarmi e fui scandalizzato.

Nell’Occidente le disputazioni teologiche nei primi otto secoli non furono quasi che una ripercussione o una conseguenza di quelle combattute fra gli Orientali. Ma se là il cristianesimo lo corrompevano i teologi, qui lo era da particolari condizioni della società; imperocchè quantunque fosse diventato religione comune, nei regni barbari non aveva dell’Evangelio fuorchè la corteccia; nella sostanza i missionari tollerarono od ammisero tutte le superstizioni vecchie: non migliorarono i costumi, mutarono i nomi pagani in cristiani, e lasciarono del paganesimo le idolatrie e le male abitudini.