Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/297

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capo xiv. 289

Dal maritaggio de’ due culti e dalla moltiplicata ignoranza degli uomini si raffazzonò poco a poco una religione detta romana, perchè il pontefice romano fu la divinità ed il dogma principale, il vero oggetto della adorazione, la fonte unica di tutte le verità, la luce del mondo. Il papa, dicono i glossatori del diritto canonico, è superiore ad ogni legge e forma eccezione ad ogni diritto naturale o positivo che sia; egli può dispensare dai precetti dell’Evangelio e dell’apostolo; egli può fare che ciò che è ingiustizia diventi giustizia. Cornelio Musso arcivescovo di Bitonto, predicando innanzi al concilio tridentino, sostituì il papa a Gesù Cristo e fu applaudito: Quis erit tam injustus rerum æstimator, qui non dicat: Papæ lux venit in mundum, sed dilexerunt homines magis tenebras quam lucem? «Qual sia mai tanto ingiusto estimatore delle cose che non dica: la luce del papa è venuta al mondo, ma gli uomini amarono più le tenebre che la luce»?

Malgrado gli sforzi della ragione contro un sistema che, come i palagi incantati, doveva la sua esistenza al prestigio, Roma aveva sempre vinto perchè sempre le era riuscito di stampare nelle menti delle moltitudini che i suoi avversari fossero eretici. Questa parola, a cui i frati attaccarono una significazione non pure odiosa, ma atroce, fu il talismano formidabile onde i papi provocarono le ingiurie contro a’ loro nemici, e li mandarono oppressi sotto il peso della maledizione di Cam. Che cosa mai era un eretico appo il volgo (e tutto è volgo nei regni della superstizione) se non se un nemico pubblico dannato dalle leggi umane e divine, ri-


Vita di F. Paolo T. I. 19