Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/333

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capo xvi. 325


E rese anco grazie a Dio dello scampato pericolo, di cui finchè visse portò nella mascella impressa, per visibile cicatrice, la memoria. Il famoso pugnale, cui il Malipieri avrebbe voluto per sè, fu dal Sarpi appeso in voto ad un Crocifisso nella chiesa de’ Servi col motto Deo filio liberatori. Ora è possieduto dal cavaliere Lorenzo Giustiniani.

Intanto per questo accidente Frà Paolo fu costretto a darsi ad una vita più ritirata e guardinga. Non usciva più dal convento se non per andare al Palazzo, e neppure a piedi, ma in gondola: sbarcava a Rialto; così, poco più gli restava per giugnere a San Marco che la contrada di Merceria, sicura per la frequenza di popolo, e che faceva volentieri per esercizio del corpo. Nell’interno lo assistevano quasi continuamente il converso Frà Marino, Frà Marco suo scrivano, e un frate Antonio altro scrivano e barbiere, di cui parlerò altrove. Tutti pagava generosamente, largheggiava col cuoco, col panattiere col canovaio e in generale con tutti: versava a profitto del convento gli emolumenti di cui godeva, e per la sua liberalità si acquistava amore e confidenza. Andò anco più cauto nel ricever visite, non ammettendo alcuno se non era persona conosciuta o accompagnata da amico.