Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/40

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32 capo ii.

feudale, un monastero indipendente dall’altro, ciascuno il suo abate, dispotico, a vita, nissun capo in comune che risiedesse a Roma, ricchi per lo più e col solo pensiero d’amministrare e di godere le loro ricchezze, apparivano tante picciole monarchie soggette solamente a’ papi per rapporti di religione, per affinità d’interessi e pei loro privilegi. Del resto poco avendo bisogno di loro, li servivano anco freddamente: oltre di che dopo le riformazioni degli Ordini loro, doviziosi, più moderati, chiusi nei cenobii, attenti agli studii, nè si curando più tanto di frammettersi nelle cose del mondo, diventarono meno intrigatori e direi quasi un po’ più utili.

Invece i frati, in qualunque parte del mondo dispersi fossero, ubbidivano a un reggimento uniforme che riceveva le prime mosse da Roma. Poveri, avevano bisogno dei papi per privilegi, indulgenze, reliquie, miracoli ed altre pie merci, per le quali attiravano avventori e beatamente campavano; e poichè parte delle limosine versavano a Roma, tornava ivi utile una società che sapeva coll’arte tenere in credito la mercanzia, e colla industria moltiplicarla in pari tempo che ne faceva un così lucroso spaccio. Indipendenti dai vescovi, si buttavano in tutte le chiese, predicavano, confessavano, tenevano scuola dove inculcavano ai ragazzi i loro principii, insegnavano nelle Università, s’inframettevano in tutti gli affari, spiavano tutti i secreti, dirigevano tutte le coscienze, andavano a lontane missioni, conquistatori operosi di nuove provincie cui sottomettevano al papa, inventavano divozioni nuove, ingrandivano le vecchie, subodoravano e perseguitavano eretici, era-