Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/58

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50 capo iii.

tratto fu avuto per indizio di prossimo cardinalato. E veramente, ove fosse stato ambizioso, a niun altro era così bene spianata la via alle prime dignità come a Frà Paolo; che oltre al sapere in lui non comune, godeva la stima e l’amore di principi e prelati insigni: e Sisto, pontefice scaltro, senza pregiudizi, versato negli affari, pratico delle cose e degli uomini, non era tale da farsi pregare a conferire la porpora ad un frate che in perspicacia d’ingegno e in fermezza di carattere tanto lo somigliava. Il Sarpi si era eziandio confermato nella benevolenza del cardinale Santa Severina, uomo difficile, assoluto, ambizioso della tiara che contese cinque anni dopo a Clemente VIII, e che pure con lui si mostrò sempre piacevole, cortese ed affabile; il che dimostra in Frà Paolo un’arte squisitissima di sapersi insinuare, e assai belle doti per cattivarsi il cuore altrui.

Strinse anco amicizia, dettata dalla conformità d’indole e di costumi, col cardinale Castagna genovese che fu poi papa Urbano VII: prelato mansuetissimo e di cuore integerrimo, ed uno di quelli che intervennero al concilio tridentino; col quale conversando Frà Paolo tesoreggiò assai notizie importanti, ed è del Castagna che parla in una sua lettera a Jacopo Leschassier (29 settembre 1609) dove dice: «Essendo io giovane interrogai l’arcivescovo di Rossano che fu poi papa Urbano VII e che essendo al concilio ebbe l’incarico di comporre i decreti, perchè, contro l’usato, al prefazio dei decreti del concilio le narrazioni e conclusioni fossero contrarie, o per lo meno non