Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
capo iv. | 55 |
a risorgere; l’alchimia pazza madre generò figlia saggia, la chimica; la fisica ebbe a compagni l’osservazione e l’esperienza; la astrologia giudiciaria già screditata da Pico della Mirandola, benchè da altri difesa, cedeva a poco a poco all’astronomia; salirono in onore le matematiche, e la filosofia speculativa non professò mai opinioni tanto audaci come nel secolo XVI. Nè i papi se ne adombravano: chè anzi intanto che il patriarca di Venezia faceva abbruciare il libro di Pietro Pomponaccio, Bembo lo difendeva a Roma, e Leone X impediva si tentasse processo contro il filosofo che metteva in dubbio l’immortalità dell’anima.
Bernardino Telesio calabrese, nato nel 1502 e morto a Roma nel 1588, fu il primo che dopo l’immature prove altrui desse un calcio all’aristotelismo, e innalzasse sulle sue rovine un nuovo sistema; ma benchè non sempre coerente a sè stesso, e più immaginoso che osservatore, la sua filosofia avendo trovato numerosi seguaci, diede un vivo impulso a nuove ricerche.
Più ardito di lui fu Gerolamo Cardano milanese morto nel 1576, medico, matematico e filosofo insigne; ma che dotato di un naturale strano se altri ne fu mai al mondo, accoppiò alle più giuste e più luminose idee, puerilità e superstizioni che sembrano incredibili.
E più fecero Giordano Bruno e Tommaso Campanella altri calabresi, ambo domenicani, quello di Nola, questi di Stilo, comtemporanei del Sarpi: il primo accusato di eresia fu arrostito dalla Inquisizione di Roma nel 1600; e l’altro dopo lunghe per-