Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/66

Da Wikisource.
58 capo iv.

1622, rimanevano ignote ai più curiosi bibliofili: eppure meritano di essere lette di preferenza a tante altre insipide rimaglie così dette di buoni autori, perocchè racchiudono come in compendio il sistema del filosofo di Stilo. L’impaziente fantasia italiana troppo facilmente si annoia del genere mistico ed allegorico; ma quando le allegorie sono giudiziose, aguzzano l’ingegno: e le poesie del Campanella puonno ben meritarsi un po’ di quella riflessione cotanto necessaria per intendere la Divina Commedia.

Tra i difetti di questi ed altri novatori della filosofia sono precipui la mancanza assoluta di metodi, nel che non ebbero colpa; perciò che essendo senza guida dovevano affidarsi ai soli sforzi del proprio ingegno, che prima crea le scienze, poi trova il metodo d’insegnarle. A queste necessità ne susseguivano altre: troppa confidenza nella immaginazione, troppo scarsi gli esperimenti, favore al trascendentalismo, agli allegorismi e alle astruserie cabalistiche, donde avviene che usino un linguaggio tra barbaro ed oscuro che talvolta gli rende inintelligibili; arrogi i pregiudizi di magia, di teurgismo, di alchimia, di astrologia in voga ai tempi loro e fra i quali si dibattevano come aquila fra le reti, stracciandole a libertà di altri uccelli senza liberare sè proprio; e arrogi ancora un formicaio d’idee cristiane o monastiche di cui erano imbevuti per educazione, e d’idee pagane attinte studiando gli antichi: fra mezzo alla quale compagine sono d’uopo profonde cognizioni congiunte ad animo paziente per cogliere e seguire di filo i pensieri di quelli autori. Quindi i loro sistemi sono viziosi per