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capo iv. 65

apparentemente morti, per ritornarli in vita; a che pensò nel secolo passato Hunter coll’invenzione del suo soffietto ad uso di rivivificare gli asfissiaci e gli annegati, perfezionato pochi anni sono dal professore Configliacchi. «Riguardo poi, scrive Frà Paolo alla persona cui dirige la lettera, agli eccitamenti suoi, le dirò che non sono più in caso di poter, come altre volte, svagarmi nelle ore mie silenziose facendo qualche anatomica osservazione sugli agnelli, capretti, vitelli, cani ed altri piccoli animali; che per altro ne ripeterei adesso ben volentieri non poche per l’occasione del generoso dono da V. S. fattomi della grand’opera e veramente utile dell’illustre Vesallio. E veramente sarebbe molto analogo alle cose già da me avvertite e registrate sul corso del sangue ne’ vasi del corpo animale e sulla struttura e officio delle loro valvulette quel tanto che con piacere in detta opera trovasi accennato, benchè non tanto lucidamente, nel libro VII capo 9. Ivi però v’ha luogo a raccogliere che insufflando aria nuova per la trachea di uomini morienti, o ne’ quali paiono cessate le funzioni vitali, si riesce a restituire al sangue degli stessi il perduto moto e allungare loro così di alquanto la vita. Se ciò sia, come non è da dubitare sulla fede di quel grande anatomico, sempre più rimango confermato nella opinione che l’aria la quale respiriamo avvolga in sè un principio o agente capace di avvivare il liquore sanguigno, di rimetterlo nella sua carriera ne’ colti da mortali sfinimenti, ne’ sopraffatti da vapori perniciosi esalanti da’ sepolcri, da cave minerali, da sotterranee e tenebrose buche, da fogne,


Vita di F. Paolo T. I. 5