Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.1, Zurigo, 1846.djvu/88

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80 capo iv.

rono infruttifere tante sue valorose fatiche, in ciascuna delle quali si scorge la stampa di un genio originale, profondo, inventivo, che superiore a tutti i pregiudizi vuole penetrare l’intimo delle cose e dedurne a forza la verità; così che, come dice il Foscarini, trentanni spesi dal Sarpi nelle più sublimi speculazioni che possono intraprendersi da umano intelletto, si tengono come perduti alla storia della sua vita; e appena sappiamo per testimonio di Enrico Wotton e di Frà Fulgenzio, che nella botanica ebbe tanta cognizione come se non avesse fatto altro studio; che la mineralogia e tutte le parti della storia naturale furono da lui profondamente conosciute, siccome l’uso e le proprietà mediche de’ vegetabili e de’ minerali, le loro qualità specifiche, e l’utilità che poteva ritrarsene per beneficio delle arti e della vita.

Frà Paolo, in cui erano pari la modestia e il sapere, senza ambizione, senza desiderio di applausi, non ebbe mai la smania di prodursi al mondo; e tranne gli scritti che per comandamento del Governo pubblicò a stampa, nissun altro e’ ne fece stampare. Lodava il merito altrui, di cui era giusto estimatore, senza parlare di ciò che aveva fatto egli di uguale o di meglio. Nelle sue lettere encomia il Viète e il Gilbert, senza dire che aveva corretto gli errori del primo e preceduto nelle scoperte il secondo; loda il Galileo senza accennare la parte ch’egli ebbe alle fatiche di lui: e se talvolta parlava delle cose sue era con tanta diffidenza del proprio valore e con tanta peritanza, da parere un timido scolaro che si produce colla sua lezione innanzi a rigido maestro.