Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/17

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capo xviii. 9


Intanto che usavano le apparenti gentilezze per accalappiarlo vivo, abbiamo già veduto che non omettevano le macchinazioni occulte per farlo assassinare; e poichè l’esperienza di due anni d’insidie di ambe le specie mostrò che nella prima non era più da sperarsi, risolsero di sfogare almeno la loro vendetta su quelli che ebbero la imbecillità di fidare nelle promesse romane. Frà Fulgenzio francescano fu improvvisamente arrestato, consegnato all’Inquisizione e impiccato a’ 5 luglio 1610. A’ 27 novembre dello stesso anno, l’arcidiacono invitato a pranzo da monsignor Tani cameriere intimo del pontefice, e tornato a casa fu soprapreso da colica accompagnata da violente dissenteria e dolori acutissimi che in poche ore lo tolsero di vita; e il Tani alcuni anni dopo, caduto in disgrazia della Corte, morì anch’egli per veleno ministratogli; altri più oscuri furono abbandonati nella miseria e sorvegliati dal Sant’Offizio, di cui per lo più finirono ad esser vittima. Marco Antonio Capello, a cui era stata tolta la sua provvisione, ammaestrato da questi esempi e temendo anco per sè, ricorse al ripiego di difendere nel 1610 la causa del papa contro il re d’Inghilterra, il che gli conciliò benevolenza. Egli era ancora vivo nel 1625 quando pubblicò un assai dotto trattato sulla Pasqua di Gesù Cristo.

Premeva molto alla Curia di aversi anco Giovanni Marsilio; nè avendo potuto, riusci finalmente a farlo avvelenare. Io non so come il Grisellini ne accusi il gesuita Possevino morto in Ferrara a’ 26 febbraio 1611, quando il Marsilio morì a’ 3 marzo del seguente anno.