Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/19

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capo xviii. 11

desima natura raccolte in gruppo, e, dove non è essenziale, abbandonato l’ordine cronologico e seguìto quello delle materie. Il lettore non deve cercare in essa dipinture di caratteri istorici; il solo che vi campeggia, ed è tratteggiato maestrevolmente, è quello del protagonista, il papa; vi sono altri tratti luminosi e degni del Sarpi; ma nel totale è ben lontana da quella perfezione a cui hanno un giusto diritto altre opere di lui. È però da avvertirsi che molti difetti e forse i più non sono sua colpa. Avendo egli scritto per comando pubblico, dovette conformarsi alla varietà delle teste quante erano nel Collegio, e qui ampliare una cosa e là un’altra; e si vede ancora che non è lavoro di una sola mano. Infatti egli stesso ci avverte che molte cose furono aggiunte dal suo amico Domenico Molino, specialmente la lunga e noiosa trattazione dei negoziati fatti dalla Repubblica coi Grigioni e gli Svizzeri che il Sarpi aveva narrato in poche parole. Del resto questa istoria oltre al fornirci le più copiose notizie intorno ai fatti dell’interdetto, ha il merito della veracità, che non gli fu mai conteso neppure dai Romani: e veramente il Sarpi, quand’anco non fossevi stato indotto da propria ingenuità di natura, vi era obbligato dalla freschezza dei casi essendo vivi tuttora gli autori di quel dramma ecclesiastico. Conchiude con un’appendice sui patti dell’accomodamento conforme appieno a quanto ho letto nelle deliberazioni del Collegio e Senato, dove il Sarpi dimostra che i Veneziani non vollero mai riconoscere nel pontefice alcuna autorità d’intervenire negli atti di governo; non vollero accondiscen-