Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/193

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capo xxii. 185


Se poi chi voleva uscire o cui volevano licenziare era un semplice scolaro o persona di poco conto, lo lasciavano andare in pace, procurando solamente di sorvegliarlo, e di favorirlo o contrariarlo nelle successive sue ambizioni, secondo che lo vedevano avverso o propenso.

Il sistema di educazione dei gesuiti tendeva a spogliare l’uomo di tutto ciò che vi ha di personale, pensieri, inclinazione, affetti, temperamento, e persino la volontà; e subordinarlo, anzi ad invaderlo di un assoluto egoismo di corpo, fuori del quale non esiste più nulla. Per avvezzarli a questa totale abnegazione insegnavano ai novizi a parlare de’ loro genitori e fratelli e congiunti ed amici come di persone morte: e invece di dire mio padre o mio fratello, dovevano dire il padre o il fratello che io aveva, per snaturare le vecchie inclinazioni ed evirare il giudizio ed accostumarli ad una obbedienza passiva, ripetevano che il vero gesuita deve imitare Abramo il quale si mostrò pronto a scannare suo figlio per ubbidire a Dio, senza chiederne il perchè; e per vedere se profittavano degli insegnamenti gli obbligavano a prove analoghe; gli avvezzavano ancora a dissimulare e a mentire e in pari tempo a spiare l’uno la condotta dell’altro il che gli assuefaceva alle astuzie, alla dissimulazione e a quella finezza di spirito osservatore sull’indole e le azioni altrui e sull’arte d’indovinarle. Ogni gesuita doveva rinunciare alle proprie idee per assumere le idee della Società; quindi tutti dovevano pensare ed agire come se fossero un solo individuo, e nissun altra sêtta può essere più propriamente paragonata al cor-