Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/192

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184 capo xxii.

non fecero un bastevole esperimento dell’uomo, non ne domarono gli appetiti personali, e lasciarono libero il varco alle ambizioni de’ loro membri, ed anzi gli aiutarono a diventare cortegiani o ministri, viene a dire a mutar spirito e pensieri.

In tutte le società monastiche tosto che l’uomo avesse professati i suoi voti acquistava il diritto di non essere più escluso da quella, ma tale diritto il gesuita lo acquistava giammai nè per meriti sommi, nè per longevità di servigi, chè il generale poteva sempre rescinderlo quando gli piaceva. Egli non era così facile che dopo le reiterate prove di un lungo noviziato, e subite nei vari gradi per cui lo facevano passare, s’introducesse nella Compagnia uomo capace di tradirla; e se taluno era tanto dissimulato per potersi occultare cinque o sei anni, erano tuttavia in tempo di licenziarlo prima che penetrasse i loro arcani. Pure anco questo poteva accadere: in tal caso se era un professo o un coadiutore d’importanza tentavano prima tutti i mezzi di correggerlo senza inasprirlo, o lo mandavano in regioni lontane, o lo occupavano in modo conforme al suo gusto: e non sortendone alcun buono effetto, facevano in modo che si dipartisse quietamente e gli assicuravano anco una pensione secreta: ecco il motivo per cui fra i tanti che uscirono dalla società de’ gesuiti così pochi ve ne furono che se ne dichiarassero i nemici. Ma se accadeva che malgrado le arti usate non potessero guarentirsi dal maltalento della persona esclusa, allora voltavano tutte le batterie contro di lei e sì la screditavano e la perseguitavano che poteva considerarsi uomo perduto.