Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/191

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capo xxii. 183

tendere ad alcun beneficio o dignità fuori della Compagnia, ed eziandio di non accettarla quando non vi sia obbligato dal generale; di denunciare al generale chiunque intentasse contro queste prescrizioni; e infine che quando egli fosse promosso ad alcuna dignità della Chiesa, di doversi condurre sempre secondo i consigli e la volontà del preposto generale de’ gesuiti, o della persona da lui destinata a consigliarlo, quand’anco fosse contraria alla volontà propria.

Astutamente i fondatori del gesuitismo provvidero acciocchè nissuno potesse aspirare alle dignità della Chiesa, e neppur brigare per conseguire quelle dell’Ordine; perocchè niente è più pernicioso alle sêtte quanto l’ambizione degli individui, che frange lo spirito di corpo e l’unità del fine, ed obbliga l’ambizioso a dividere i suoi affetti od anco a tradire gl’interessi della Società. Altronde è difficile fuor misura che chi è inalzato ad un grado eminente si mantenga rigorosamente fedele ai principii sposati dal corpo a cui aparteneva e che possono essere in collisione col suo migliore vantaggio. I gesuiti ne fecero un cattivo esperimento nel cardinale Martinez, che uscito della loro Compagnia per diventare arcivescovo di Toledo, diventò loro nemico; dopo di allora fu prescritto fra gli obblighi di un gesuita, tosto che entrava nella classe de’ coadiutori, che dovesse anco giurare che non accetterebbe giammai nissun beneficio ecclesiastico, e solo fu permesso di accettare il cardinalato perchè ridondava in onore della Compagnia. Si osservi ancora che tutte le moderne società secrete ruinarono perciò appunto che