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Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/190

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182 capo xxii.

parenti senza che le lettere missive o responsive non fossero vedute prima dal superiore, non potevano neppure trattare con quelli senza il testimonio di questo o di un suo delegato, nè conservare o amministrare alcuna cosa senza la licenza di lui: anzi quando un allievo era persona importante, e che le suddette precauzioni diventavano difficili, i gesuiti solevano mandarlo in luogo lontano, od anco a Roma sotto gli occhi del generale, col pretesto di farlo viaggiare o di procurarli una migliore educazione.

I professi eziandio erano di due sorti: gli uni, ed erano i gesuiti per eccellenza, si dicevano professi dai quattro voti; gli altri, alquanto inferiori ai primi, erano i professi dai tre voti, perchè non proferivano il quarto voto relativo alle missioni. E questa differenza era necessaria per non mettere a disposizione del pontefice troppa quantità di gente, e forse i migliori soggetti che il generale divisava d’impiegare diversamente che non a fare il missionario, tal uomo essendo più utile a servire da cappellano di corte o a confessar dame ricche o a insegnare ne’ collegi o a fare il banchiere che non a predicare l’Evangelio agli Americani od ai Cinesi. Ad ogni modo i professi d’ambe le specie costituivano il minimo numero della Società.

Quando un gesuita professava solennemente i voti, o tre o quattro che fossero, era anco obbligato a giurare un’altra formola di voti che dicevano semplici: ed era, di mantenersi fedele alle Costituzioni e di non fare alcuna cosa affine di variarle; di non aspirare ad alcuna dignità dell’Ordine; di non pre-