Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/206

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198 capo xxii.

cusavano maestra d’inganni, e vi sostituivano la propria autorità: voi dovete credere perchè lo diciamo noi, e tutto quello che diciamo noi, è vero.

Conseguente a suoi principii di tolleranza e di moderazione, il Sarpi non trovava applicabili alla Italia gli argomenti che fecero mutar religione alla Germania e all’Inghilterra, «essondochè vi siano leggi e costumi che quantunque non al tutto buoni sono pure da sopportarsi, acciocchè gli animi posciachè si sono avvezzati ai mutamenti non mutino in ogni cosa:» il che intendeva delle materie astruse o relative al culto popolare nel quale le innovazioni precipitate sono pericolose e gravide di discordie. E sempre mirando alla sola riformazione della Curia come la più essenziale, aggiungeva: «forse Iddio in questo secolo vuole con un mezzo più dolce del tentato nel secolo passato estinguere la tirannia degli abusi. Allora tentarono il fondamento e non riuscirono, ora incominciando dalla cima chi sa che non ne riesca un migliore effetto?»

Frà Paolo si andò travagliando più anni in questi pensieri, e gli speranzosi suoi desiderii erano forse alimentati dall’orgoglio di diventar egli il profeta e riformatore degl’Italiani: orgoglio il quale mi sembra trasparire da alcuni passi delle sue lettere. Ma le guerricciuole che si successero nel Piemonte, in Lombardia, nella Valtellina e nel Friuli dal 1612 al 1617, comechè menassero in Italia alcuni reggimenti di protestanti, stante la politica sedentaria di quei tempi, che oggi chiameremmo politica dottrinaria o del giusto mezzo, non produssero alcuno effetto corrispondente a’ suoi disegni, e lo fecero accorto che