Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/212

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204 capo xxiii.

casi parziali in cui il pretesto di religione non vi aveva gran colpa.

Nel XII secolo la Provenza aveva pel commercio e l’ndustria aggiunto un grado di civiltà molto innanzi, e la civiltà vi portò i lumi, e questi indussero i popoli a vedere non senza scandalo la vita licenziosa dei cherici e le discordie tra il sacerdozio e l’impero. Quindi cominciarono anco a pensare più sodamente intorno alla religione, a introdurre costumi più castigati, e si formò tra loro una società di persone divote e di più austera vita, l’esempio delle quali fu imitato da altre, tal che in breve tutta la Provenza ne compartecipò le opinioni. Passando da una cosa all’altra abolirono chetamente varie superstizioni, riformarono alcuni principii che parevano troppo astrusi o non bene confermati, e i preti si avvidero che mancavano le limosine e in conseguenza che la Chiesa andava in rovina. Più di tutti furono commossi i monaci, perchè popolo industrioso non ingrassa chi vive in ozio, e ne fecero vive instanze alla corte di Roma. Nacquero allora le famose crociate contro gli Albigesi che in pochi anni sterminarono una delle più floride provincie dell’Europa passando pel ferro e pel fuoco un mezzo milione o più di abitanti. E in quella occasione (nel 1204) papa Innocenzo III institui il tribunale del Sant’Offizio contro l’eretica pravità, e primo inquisitore fu il monaco Pietro di Castelnau che indi a poco fu ammazzato. L’Inquisizione viepiù inferocì; e Domenico di Gusman, spagnuolo, detto anco San Domenico, si adoperò allo stabilimento di questa con tutto lo zelo di un buon cristiano e di un