Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/216

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208 capo xxiii.

denza, lo studio dell’antichità coltivate con molto ingegno dai protestanti, indi anco dai cattolici, divennero pericolose al papato; e poichè tutti i rami del sapere si affigliano e si sussidiano a vicenda, esso vide in ciascuno di loro un nemico.

Una potestà abusiva non potendo sussistere a confronto colla ragione, egli è forza sostenerla colla violenza, e la libertà del pensiero è sempre all’avvenante delle persuasioni che stanno a favore di un governo; ma la corte di Roma provava per esperienza che ove questa libertà sussistesse, ella correva l’estremo suo rischio, in conseguenza di che essere necessario di aggiogare di nuovo gli uomini e dirigerne le opinioni a modo suo. Paolo IV, papa ferocissimo, conobbe che gli argomenti de’ teologi non giovavano a convertire gli eretici e che la moltiplicazione delle dispute riusciva anzi di danno agli interessi della Santa Sede, e raccomandandosi a rimedio più spedito sotto il suo pontificato e sotto i seguenti l’Inquisizione arse a migliaia le vittime, e lo spavento divenne universale. Nè di ciò pago, pubblicò l’anno 1564 il suo Indice dei libri proibiti, lista di proscrizione letteraria in cui non solo sono computati libri precisamente eretici, ma altri moltissimi che appartengono alle scienze e alle arti; e vi prepose un codice di regole così minuziose e accompagnate dalle solite scomuniche, che ove osservate fossero nissuno potrebbe più leggere neppure il Catechismo o il Pater noster volgarizzato senza essersi prima consultato col confessore. Lo mandò a tutti i principi perchè lo facessero eseguire, e perchè non fallisse l’intesa ne affidò la cura a’ vescovi,