Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/257

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capo xxvi. 249

cero un gran dimenare per venire in chiaro se Frà Paolo fosse veramente l’autore del famoso libro, e mossero il principe di Condè a parlarne in corte come di cosa indubitata; di forma che l’ambasciatore veneto a quella corte fu obbligato a scriverne al Senato, che per altro non ne fece alcuna rimostranza.

Le congetture immaginate allora dagli uni e dagli altri, e ciascuno nel modo più conforme alle sue passioni, intorno alla stampa di quest’opera, e al suo autore ed editore, e il curioso mistero che la inviluppava, diedero luogo alle numerose istorielle onde poi furono imbottiti i libelli contro il Consultore, e le mal digeste biografie di lui.

La citata lettera attribuita al Boccalini narra a dilungo gli accordi tra il Sarpi e il de Dominis per la futura stampa dell’Istoria, cita il carteggio passato fra loro e come l’arcivescovo si ebbe in dono dal re 300 giacobi d’oro equivalenti dipresso ad altrettante ghinee, e che il Sarpi sì per l’aggiunta apposta al titolo e per la impertinente dedicatoria, come per non avere percepito parte di quel denaro, la ruppe con lui. Altri raccontano che Guglielmo Bedell prima, Natanaele Brent poi, ne portassero copia a penna in Inghilterra; altri che Frà Paolo ne spedisse i fogli al re Giacomo mano mano che gli componeva, e infinite altre assurdità e contradizioni che la narrativa qui sopra esposta mi dispensa dal confutare.

Quello che megio può interessare è di sapere se come il de Dominis fece una pessima aggiunta al titolo, così abbia ancora adulterato il corpo dell’o-