Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/267

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capo xxvii. 259

uso; e che al Groslot parli delle memorie che doveva trasmettere al presidente De Thou, e di cui ho discorso a suo luogo: ma ove si voglia intendere del Concilio, par ben chiaro che quel lavoro istorico o critico o dissertativo non fosse se non se un imperfetto commentario. Per me stento a persuadermi che Frà Paolo incominciasse seriamente a scrivere la sua Istoria del Concilio Tridentino prima del 1612. Primamente perchè una compiuta collezione di materiali, dovendoli far venire da parti lontanissime e costando tempo e diligenza a procacciarli, non era una cosa da farsi in fretta; in secondo luogo, perchè gran copia di que’ materiali gli dovette alle cure assidue di Enrico Wotton, dopo che questo ambasciatore inglese passò in Germania nel 1611.

Chi ha letto l’istoria del Tridentino del nostro autore sa quanto frequentemente introduca egli l’opinione pubblica a ragionare quando su un oggetto, quando su un altro, e particolarmente a fare la critica dei decreti conciliari. Fu creduto, e credesi ancora da molti, che sia artifizio dello storico per nascondere le sue opinioni mettendole in bocca di altrui. Ma sa ognuno che dal momento in che Lutero cominciò a predicare la riforma uscirono in tutta l’Europa, e più in Germania, infinità di libelli, satire, critiche, notizie di tale avvenimento, relazioni di tal altro, memorie, documenti, apologie, confutazioni ed altre operette destinate a figurare un giorno, e che tosto spariscono coll’interesse momentaneo che le ha fatte nascere. E questi scritti, comechè in generale dettati dalla passione, contengono