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CAPO VIGESIMOTTAVO.


La Curia avvisò tosto lo scopo propostosi dal Consultore, e siccome quello che meglio di ogni altri era in grado di apprezzare il valore del libro di lui, e tanto più ne temeva le conseguenze quanto era ella in sè convinta della verità dei fatti e della imparzialità con cui erano esposti, conobbe che a paralizzarne gli efletti vi voleva tutt’altro che registrarlo nell’Indice de’ libri proibiti. Ma ad un sodo lavoro letterario si opponeva la difficoltà di trovar uomo che per fama d’ingegno e squisitezza di erudizione potesse essere un degno antagonista di Frà Paolo, e il timore di dover rivelare assai più di quello che egli rivelato aveva.

Malgrado il desiderio di giustificarsi in faccia al mondo di un affare in cui pericolavano i suoi più vitali interessi; malgrado che avesse a disposizione tutti i mezzi possibili per farlo, denari, uomini dotti, dovizia di monumenti; e malgrado infine la loquacità de’ frati e la loro subitezza di scrivere a torto e a traverso contro tutto ciò che non piace a loro, passarono più anni prima che comparisse qualche tentativo di questo genere; e Frà Paolo prima di morire ebbe la gloria di vedere il suo libro tradotto in varie lingue e ristampato sei od otto volte in men di tre anni, senza che alcuno, neppure fra l’invida plebe degli scrittori, si ardisse di attentare ai suoi lauri.