Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/293

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capo xxviii. 285

de’ suoi superiori e del Maestro di Palazzo. Egli aveva la precisa incumbenza di contraddire a Frà Paolo e di patrocinare con tutti i mezzi possibili la causa della corte ponteficia. Scriveva non libero, preoccupato da passioni e da pregiudizi e colla luminosa prospettiva di una dignità alla quale aspiravano gran principi, e di avanzamenti pe’ suoi fratelli e congiunti. Come gesuita era nemico al Sarpi, come Curiale parte interessata, e come scrittore pagato debbe essere scrittore sospetto.

Frà Paolo, genio trascendente, e direi quasi unico, aveva logorata quasi tutta la sua vita in ogni maniera di studii, e gli stessi Curiali non gli negavano il merito di un intelletto raro, e rigorosamente logico e profondamente edotto in tutti i rami delle scienze ecclesiastiche. Oltre al vantaggio di essere quasi contemporaneo ai fatti che narra, e di avere conosciuto di persona molti fra gli attori, e la consumata cognizione che aveva, come uomo di Stato, del maneggio degli affari politici, la sua Istoria gli era costata oltre a quarantanni di ricerche; e favorito dalle circostanze della sua posizione, si era procurato documenti preziosissimi, cui a gran dispendio fece venire di Francia, di Germania, dal Belgio, e fino d’Inghilterra e di Roma. Ma il Pallavicino non era che un’ingegno mediocre, ed aveva speso la massima parte del suo talento a rimar versi, a imparare tutte le squisitezze della grammatica, o futilità scolastiche ed aristoteliche; quindi più presontuoso che erudito, si accingeva ad una impresa ardua, senza nissun studio preliminare; e più voglioso di far in fretta che di far bene, non