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290 capo xxviii.


La seconda tesi è poi una manifesta sciocchezza, perocchè vi sono bugiardi tra i Cristiani come tra gli Ebrei, e le passioni o l’interesse influiscono sopra gli uomini senza distinzione; e il dire che bisogna credere al Pallavicino perchè è gesuita, è darci un avviso di star bene in guardia, quando si sappia che appunto i casuisti gesuiti hanno stabilita la massima che è lecita la menzogna e la calunnia quando si tratta di sostenere la propria causa in danno di un nemico. Eccoci non per anco sull’ingresso dell’istoria pallaviciniana, e la probità dello storico ci è terribilmente sospetta.

Frà Paolo considera la Chiesa come una instituzione spirituale che deve regolarsi coi mezzi spirituali datile da Cristo e dagli apostoli. Sa ottimamente distinguere la vera pietà dalla superstizione, l’Evangelio dalle invenzioni umane, la morale che opera direttamente sui costumi dalle pratiche di una divozione falsa e interessata, la Chiesa dal clero, i diritti legittimi di quella dalle pretensioni usurpate da questo. Le sue teorie sono dedotte dai principii inconcussi già sanciti dall’antichità cristiana: tutto in lui è storico, autorevole, positivo e appoggiato a dimostrazioni di fatto. Nelle discussioni teologiche rimonta all’origine delle dottrine, ne segue le fasi, distingue i tempi e analizza le opinioni con logica precisione di termini e senza darsi in balia ad amor di sistema o a spirito di controversia. La religione poi è rappresentata da esso lui maestosa, pia, sublime, e non la fa consistere in pedanterie scolastiche o nelle apparenze di un fasto mondano, ma nella carità o dilezione di Dio e del prossimo.