Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/308

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tri 60 conviene con lui, ma posteriori scoperte ci hanno convinti che il Sarpi fu assai più diligente indagatore della verità che non il suo avversario al dosso di cui dessi altresì caricare questa seconda partita. Il rimanente o sono cose su cui il Sarpi può essere agevolmente giustificato, o inezie. Eccone alcuni esempi. Paolo III rimproverava l’imperatore Carlo V che nella dieta di Spira «abbia concesso ad idioti ed eretici giudicare della religione»: così il Sarpi. Il testo latino da lui compendiato è: Quod laicos de rebus spiritualibus judicare vis posse; neque laicos, sed nullo discrimine laicos et damnatarum hæresum assertores. Il Pallavicino tratta Frà Paolo da ignorante, e dice che la querela del pontefice non era perchè «Cesare volesse ammettere a idioti a giudicar punti di religione: il che Cesare nè mai pensò nè fu mai immaginato dal papa», ma perchè voleva ammettere laici; e traduce: «Che vogliate, anco i laici poter giudicare delle cose spirituali, e non pure i laici, ma indistintamente eziandio gli eretici». Se non erro, la frase sed nullo discrimine laicos non vuol già dire indistintamente, bensì laici cavati senza distinzione, e fa un senso unico colla seguente frase; quindi tradotte benissimo dal Sarpi idioti ed eretici, e così pure intese dallo Sleidano: l’ignorante è dunque il Pallavicino che pure registra questo suo granchio nel catalogo dei pretesi errori di Frà Paolo.

Nel racconto delle cose passate tra il medesimo pontefice Paolo III e il duca di Mantova quando si trattò di mettere il concilio in questa città, variano nelle circostanze il Sarpi e il Pallavicino; ma è in-