Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/342

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do gli erano state intercette varie lettere, e il nunzio del papa intrigava contro di lui: onde non pare al tutto inverosimile che egli, consigliato dagli amici, pensasse a maneggiarsi un sicuro asilo nel caso che dovesse averne bisogno.

Se la cosa è in tali termini, bisogna dire che fu un’idea passeggiera. Ma tutta questa ipotesi non avendo altro fondamento tranne le poche e vaghe parole recitate qui sopra, io invece le crederei niente più che un complimento diretto al re, senza che l’autore vi sottomettesse alcuna intenzione personale. Molto più se si considera che all’epoca in cui furono scritte non pure Frà Paolo viveva onorato e sicurissimo in Venezia; ma per gli accidenti che allora correvano, il medesimo governo veneto era interessatissimo a conservarlo ed a difenderlo. Si aggiungeva ch’egli abborrì sempre dal cercar rifugio in paese protestante, bene ponderando quanto un passo così poco prudente avrebbe nociuto alla sua riputazione, e versato in dubbio quella illibata ortodossia di cui si vantava e che i suoi nemici volevano rapirgli. Infatti Giacomo I, che morì soltanto nel 1625, regnava ancora quando Frà Paolo nella sua vecchiaia pensava seriamente di espatriare, e nondimeno affissò il pensiero a tutt’altro paese che non era l’Inghilterra.

Fin da giovinetto aveva sempre avuto una passione particolare pei viaggi, che non soddisfatta, come ch’e’ avesse veduta quasi tutta l’Italia, appagava coll’udire i racconti dei viaggiatori e leggere le descrizioni dei paesi lontani. Ed ora settuagenario, pieno d’infermità, desideroso di quiete, travagliato