Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/341

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capo xxx. 333

tile alla sua patria, fece il generoso disegno di abbandonarla affine di togliere ogni pretesto ai rancori che la Curia nutriva verso di lei.

Vogliono alcuni che Frà Paolo, già dieci anni prima, nutrisse il pensiero di trasportarsi in Inghilterra: congettura dedotta da un capo di lettera cui egli scrisse li 8 giugno 1612 al suo amico Isacco Casaubono che abbandonando la Francia si era trasportato in quell’isola condottovi e raccomandatovi dal cavaliere Enrico Wotton. «Mi rallegro, scriveva Frà Paolo, che tu goda la benevolenza del sapientissimo re, nel quale si accoppiano, per caso raro, le virtù di principe e d’uomo dotto. È un modello di principe pari a cui da più secoli nissuno fu formato; ed io mi riputerei fortunatissimo se fossi degno del suo patrocinio, nè tu potresti far cosa migliore di raccomandargli questo mio desiderio». Questo elogio, seguendo le idee di Frà Paolo, era giustissimo, perchè Giacomo I era certamente il più dotto principe de’ suoi tempi, ed il solo fra tanti che resistesse con perseveranza di principii alle pretensioni della Curia romana, abbenchè codesti principii non fossero tutti egualmente approvati dal Consultore.

Il Casaubono mostrò la lettera al re, il quale fece riscrivere al Sarpi che se voleva portarsi in Inghilterra sarebbe stato onorevolmente accolto e trovatovi agi e protezione.

Queste cose succedevano, come dissi, nel 1612; quando appunto Frà Paolo era vessato caldamente dalla Curia sostenuta dalla corte di Francia, quando la energia dei patrizi si attiepidiva ogni giorno, quan-