Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/345

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trattarsi pubblicamente in forma tanto umiliante che dovesse sopravincere l’ingiuria fatta in Inghilterra, il che fece a’ 14 novembre 1622. Nè ciò gli valse a salvarlo; perchè di lì a non molto essendosi lagnato che gli fossero violate tutte le promesse, fu per ordine del Sant’Offizio arrestato e carcerato nel castello Sant’Angelo dove fini di vivere a’ 9 settembre 1624, avvelenato, dicesi, dagli stessi suoi parenti od amici che vollero sottrarlo ad una morte più ignominiosa. Infatti il genio vendicativo dei preti romani, che non perdona neppure ai morti, tre mesi dopo ne fece dissotterrare il cadavere, e portatolo nella chiesa dei domenicani detta la Minerva, dai frati inquisitori gli fu letto, come a persona viva, il processo e la sentenza che lo condannava ad essere decapitato, quindi arso insieme ad un fantoccio che rappresentava l’effigie del de Dominis, e a tutti i suoi libri. Il quale spettacolo atroce in uno e schifoso seguì il giorno 21 decembre 1624 sulla piazza di Campo Fiore a Roma. Ma quantunque la ritrattazione del de Dominis del 1622, pubblicata a stampa nel 1623, non giungesse a notizia di Frà Paolo, morto egli pure in quel mezzo, quel ritorno gli faceva temere nuove persecuzioni.

Intanto che pensava all’immaginato pellegrinaggio la sua salute deperiva sensibilmente: gli antichi suoi incomodi non gli lasciavano più tregua, la ritenzione di orina particolarmente lo travagliava; più frequenti le febbri; dolori di capo, tremori alle gambe, emorroidi, debilitata la vista, ed altri acciacchi si aggiungevano a prostrare il già esile suo corpo. Il Sabato Santo, giorno 26 marzo 1622, trovan-


Vita di F. Paolo T. II. 22