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Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/35

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capo xviii. 27

edificati i gesuiti, non solo gli favoriva nel suo regno, ma gli raccomandava eziandio alla Repubblica. È la favola della volpe, diceva lo scaltro frate, che avendo perduta la sua coda nella trappola, persuade le altre a moncarsela; e previde i futuri effetti di quell’impolitico favore, che durante i regni seguenti fu cagione di tante turbolenze alla Francia e in particolare di quella sgraziata bolla Unigenitus che costò la pace d’infinite coscienze, e più di ottanta mila persone furono arrestate. Frà Paolo nutriva anco poco buona opinione dei concetti di Enrico, ad eseguire i quali dovendo concorrere tanti elementi eterogenei, papa, gesuiti, cattolici, protestanti, e ciascuno con interessi occulti, era impossibile che sortissero un felice disegno.

Comunque si fosse, non gli pareva sicurezza che in mezzo a tanti moti politici e trattazioni diplomatiche la Repubblica se ne stesse isolata, e nel caso di dover prendere un partito si trovasse sprovvista di amici; e girando gli occhi dove trovarne di opportuni, gli parve che tali dovessero essere i protestanti, amici di libertà, e perciò del paro gelosi di Francia e di Spagna. Gli Olandesi, dopo una lunga guerra con questa ultima, erano riusciti a stabilire la propria independenza. Frà Paolo fece sentire ai primi del Collegio e del Senato, e agli altri suoi amici, tutti de’ più influenti nei maneggi dello Stato, l’utilità che ridonderebbe da un’alleanza fra le due repubbliche, così pel commercio come nelle vicende di guerra o di pace; ma non essendo dignità della veneta di essere la prima, essa antica e conosciuta, a far aperture e spedir ambasciatori a