Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/351

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capo xxx. 343

vanni, ripetendo più volte con enfasi le parole di San Paolo: Quem proposuit Deus mediatorem per fidem in sanguine suo. Fu visitato dal medico, il quale gli annunciò restargli poche ore di vita; ed egli sorridendo: Sia beato Iddio, disse; mi piace ciò che a lui piace, col suo aiuto faremo bene anco quest’ultima azione. Il medico volle proporgli qualche ristorativo; ma Frà Paolo interrompendolo soggiunse: «Lasciamo questo e mi risolva invece due dubbi. Il primo, che io son certo e pienamente persuaso che tutto quello mi si presenta da prendere è cosa buona e con tale certezza la piglio in mano; e tosto che arriva alla becca, come si mi cangiasse in quello istante il cervello, mi si rende orribile e abbominevole. Il secondo...» Ma non potè finire che cadde in deliquio. Il medico ordinò di dargli verso le otto ore all’italiana qualche po’ di moscato che mandò di casa sua. Alle sei il Sarpi, sentendosi la lingua glutinosa, chiese una sua spatoletta per raschiarla. Frà Marco andò a cercarla al luogo indicato, e non la trovava. E’ cè, disse il Sarpi che ogni cosa assituava con ordine; guardate meglio, è cosa piccola. E fu infatti trovata, e si raschiò la lingua da sè; poi continuò a discorrere o a recitare a bassa voce orazioni, ripetendo spesse volte con soddisfazione: Orsù, andiamo dove Dio ci chiama. Poi caduto in una specie di torpore andò susurrando fra sè, e solo fu inteso a voce chiara: Andiamo a San Marco che è tardi... ho molto da fare. Ma si riebbe subito da questa momentanea astrazione, e sentendo suonare le otto, che corrispondono in quella stagione ad un’ora circa dopo la mezza notte,