Pagina:Bianchi-Giovini - Biografia di Frà Paolo Sarpi, vol.2, Zurigo, 1847.djvu/47

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capo xviii. 39

per lo avvenire, e per questa sol volta eleggerebbe egli l’abate commendatario, e questi pagasse al Borghese una pensione vitalizia di 5000 ducati. Così salvi i diritti degli uni e appagata l’avarizia degli altri, fu eletto Matteo Priuli.

Per le altre differenze, il miglior mezzo di accomodarle fu quello di non parlarne. Così per i buoni ufficii del re di Francia si mitigarono di nuovo gli sdegni tra Venezia e Roma; e benchè sorgessero in appresso altri dissapori, non furono di alcuna conseguenza. Paolo V, tutto intento a far denari e ad arricchire la sua famiglia, non pensò più al Sarpi; anzi col tempo riuscì (cosa meravigliosa per un papa) a concepirne qualche buona opinione.

Prima di chiudere questo capo voglio narrare un altro aneddoto a prova del modo con cui da alcuni si scrive la storia, e come finora fu scritta quella di Frà Paolo. Userò le parole di Voltaire che lo cita e confuta in una nota al capo 174 del suo Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni. «Daniel (gesuita francese) racconta una particolarità che appare molto strana, ed è il solo che la racconta. Pretende che Enrico IV dopo avere riconciliato il papa colla repubblica di Venezia, guastasse egli stesso l’accomodamento comunicando al nunzio a Parigi una lettera intrapresa di un predicante di Ginevra, nella quale questo prete vantava che il doge di Venezia e molti senatori erano protestanti in cuore, e non aspettavano se non se l’occasione favorevole di chiarirsi; che il P. Fulgenzio, servita, compagno ed amico del celebre Sarpi, si adoperava efficacemente in questa vigna. Aggiunge